
Siti amici
Resistenza Resistenze - La reazione antifascista nel Mezzogiorno d’Italia Storie di donne di Terra di Lavoro partigiane combattenti
Recenti ricerche di archivio stanno portando alla luce interessanti novità sulla storia della Resistenza nel Mezzogiorno d’Italia facendo emergere le storie di coraggio di donne e di uomini che scelsero da che parte stare e combatterono in nome della libertà, mettendo in atto quelle che lo storico Cerchia preferisce chiamare “Resistenze”. “Al plurale”, dice Cerchia, “perché non riducibili al classico e univoco modello politicamente consapevole e in armi” ma comunque ascrivibili alla Resistenza partigiana antifascista.
Nell’anno che celebra i 75 anni della Costituzione Repubblicana e che si appresta a ricordare gli 80 anni delle stragi nazifasciste in Terra di lavoro, è tempo di conoscere le storie degli uomini e delle donne che in questo territorio combatterono e si opposero con tutte le loro forze al nazifascismo in nome della libertà!
Ne parleremo a Caiazzo, Venerdì 21 aprile, raccontando le storie di due Partigiane combattenti, di origini caiatine.
IL BRIGANTE E IL GENERALE
Subito dopo l’Unità, l’Italia si trovò a combattere una vera e propria guerra civile, quella per il Mezzogiorno.
Una guerra che ebbe tra i protagonisti un brigante, Carmine Crocco, e un generale, Emilio Pallavicini di Priola.
Uno spavaldo erede del mondo feudale contro un baldanzoso aristocratico di spada.
L’ultimo esercito dell’antico regime contro il primo esercito nazionale.
Una storia che ancora oggi suscita emozioni e divide.
Nel primo decennio dell’Italia unita furono questi due uomini, lontanissimi per origine e formazione, i protagonisti più conosciuti della guerra per il Mezzogiorno.
Carmine Pinto racconta le loro ‘vite parallele’ e, attraverso queste, gli episodi, i luoghi, le battaglie e le leggende, la guerra tra il primo esercito nazionale e l’ultimo dell’antico regime, fino allo scontro finale e al sorprendente epilogo delle loro esistenze.
Ne parleremo a Caiazzo il prossimo 28 marzo
Atrocità Nazista
"Caiazzo è un esempio di atrocità nazista".
Presentazione libro "Il fronte interno durante la Grande Guerra: le agitazioni delle donne in Campania"
Il prossimo 12 marzo presenteremo, a Caiazzo, l’articolo di Paolo Franzese "Il fronte interno durante la Grande Guerra: le agitazioni delle donne in Campania", pubblicato sul numero 2/2020 della «Rivista di Terra di Lavoro, Bollettino on-line dell’Archivio di Stato di Caserta».
Il tema, scelto in un primo momento, come iniziativa da legare all'8 marzo (Giornata internazionale della donna) è diventato, nel giro di pochi giorni, di amara attualità, andandosi a legare anche alle tragiche notizie del conflitto che sta sconvolgendo l’Ucraina.
Da Archivista, l’autore ha analizzato, relativamente al territorio della Campania, i fascicoli A5G della Direzione generale di P.S. del Ministero dell’Interno, conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato e contenenti la corrispondenza con le autorità periferiche sullo stato dell’ordine pubblico, nel contesto della generale limitazione, per tutta la durata della guerra, delle libertà statutarie.
Testimonianze del movimento contro le conseguenze della guerra, iniziato negli ultimi mesi del 1916 ed esauritosi nei giorni immediatamente precedenti la battaglia di Caporetto, sono i numerosi «telegrammi espressi di Stato» con cui prefetti o comandi dell’arma dei carabinieri informavano la Direzione generale e chiedevano rinforzi e disposizioni in merito all’attività repressiva.
Ne è emerso un complesso quadro di notizie sulle numerose e variegate agitazioni di cui furono protagoniste, in Campania, soprattutto le donne di paesi e località rurali alle quali, in assenza di mariti, fratelli e figli impegnati al fronte, toccò il non facile compito di mantenere la famiglia. La rivendicazione del sussidio militare, dell’applicazione del calmiere dei prezzi dei generi di prima necessità, della concessione della licenza agricola ai propri familiari militari, la richiesta di interventi contro speculatori, profittatori e incettatori furono le ragioni di una molteplicità di episodi a cui diedero vita, con svariate forme di lotta, questi movimenti di donne auto-organizzate.
Agli obiettivi più immediati delle manifestanti spesso si univa la richiesta di far cessare la guerra e di far tornare a casa gli uomini. Comun denominatore delle agitazioni era in genere l’identificazione della propria controparte nel Comune, l’autorità statale più vicina, e del potenziale alleato nella classe operaia impiegata negli opifici industriali.
Gli interventi della forza pubblica, spesso sorpresa dall’impeto delle manifestanti, riuscirono a contenere le conseguenze delle agitazioni, a volte violente, delle donne, ma in non rari casi ebbero anche l’effetto di andare incontro ad alcune delle loro rivendicazioni.